Il 15 agosto 1913 nasce con Regio Decreto n.1140 l’Istituto Nazionale di Credito per la cooperazione, una banca al servizio della società e delle imprese. Il nuovo istituto è prevalentemente un organismo destinato a sostenere, negli anni del nuovo corso liberal-democratico, lo sviluppo del movimento cooperativo.
Il 13 giugno 1923 diventa direttore Paolo Terruzzi, uomo di fiducia di Mussolini: la Banca passa sotto il controllo diretto del governo; nello stesso anno nasce la sezione autonoma del Credito Fondiario.
Nel giugno del 1925 Arturo Osio, allora presidente della Federazione degli esercenti di Milano, viene chiamato alla Direzione dell’Istituto. Osio porta avanti un’opera di risanamento che trasforma a poco a poco la struttura in una banca di credito ordinario sotto il controllo del Ministero del Tesoro. Il regio decreto legge n.843 del 19 maggio 1927, firmato dal Re Vittorio Emanuele III e da Mussolini, riordina l’Istituto denominandolo “Banca Nazionale del Lavoro e della cooperazione”.
Nel 1928 nasce la sezione autonoma del Credito Agrario e nel 1929 la “Banca delle Cooperative” viene trasformata in Banca Nazionale del Lavoro, assumendo definitivamente le connotazioni di un istituto di credito di diritto pubblico.
Negli anni del riordino del sistema creditizio italiano, la Banca Nazionale del Lavoro porta avanti una strategia di espansione territoriale mediante una politica di recupero e gestione di istituti di credito in precarie condizioni finanziarie e di alcune dipendenze.
Nel 1929 la BNL si trova al centro della complessa fusione di 11 banche cattoliche, operanti nelle Marche e negli Abruzzi. Nacque così la Banca delle Marche e degli Abruzzi, le cui azioni passano nelle mani di BNL.
Durante la crisi del 1929 una delle principali operazioni della Banca è il salvataggio dell’industria dei marmi di Carrara. Il numero delle filiali passa da 31 nel 1929 a 98 nel 1938, distribuite nelle varie regioni d’Italia. Nel 1929 è decisa l’apertura della prima dipendenza all’estero, a Madrid. Altre dipendenze estere furono costituite in Africa orientale e in Albania. Nel 1935 nasce la Sezione per il Credito Cinematografico che finanzierà, in 70 anni di attività, oltre 5000 film italiani.
Osio si rende conto dell’importanza che per Mussolini rivestiva la politica estera nella seconda metà degli anni Trenta, e in particolare il progetto di conquistare per l’Italia un impero in Africa orientale. Così asseconda le operazioni di politica estera del Duce. Nella guerra in Etiopia, la Banca, attraverso massicci finanziamenti alle imprese italiane di trasporto rende più veloce il dislocamento delle merci sbarcate dal porto di Massaua, in Eritrea, alle zone di guerra.
Il 5 maggio 1937 viene inaugurata, con cerimonia solenne, la nuova sede della Direzione Generale della Banca Nazionale del Lavoro, a Via Vittorio Veneto. BNL può finalmente disporre di una sede di proprietà, firmata da uno degli architetti più in voga del tempo, Marcello Piacentini.
La storia della costruzione dell’edificio è caratterizzata da diverse controversie e polemiche che rallentarono a più riprese i lavori. Il ritardo accumulato si rivela, tuttavia, un elemento che gioca a favore della Banca, in quanto nel frattempo la BNL aveva raggiunto un livello di grande affermazione ed espansione che ben si armonizza con la simbologia che gli elementi architettonici della sua nuova sede rappresentano. La realizzazione del palazzo sembra una sorta di consacrazione della nuova Banca.
BNL continua a crescere a ritmi sostenuti fino a tutto il 1941. Nella primavera dello stesso anno Osio comincia a perdere la stima di Mussolini. Per meglio documentare i traguardi raggiunti dalla Banca durante la sua gestione, lo stesso Osio indirizza, nel dicembre del ‘41, una relazione a Mussolini, firmata congiuntamente al presidente Morelli: un elenco puntiglioso di tutte le ultime realizzazioni e delle iniziative in corso, soprattutto in appoggio allo sforzo bellico italiano nelle terre di occupazione. Nonostante tutto, nel 1942 Osio fu rimosso. Nuovo direttore generale viene nominato Alberto d’Agostino.
Negli anni della caduta del fascismo, della tragedia dell’invasione e della Resistenza, la Banca riuscì a sopravvivere agli sfollamenti, alla morte dei dipendenti sia in guerra che al proprio posto di lavoro, in un Paese in emergenza, diviso in due dai bombardamenti nemici. Superate le difficoltà di transizione e ricostruita un’amministrazione ordinaria nel 1945, la Banca Nazionale del Lavoro diventa protagonista della ricostruzione del Paese prima e dello sviluppo economico dopo.
È suo il disegno di legge, del 1912, che prevede un organismo pubblico di credito alla Cooperazione. In altre parole: una "Banca del Lavoro".
Primo Presidente della Banca, è avvocato e senatore del Regno.
Diventa direttore e sotto la sua guida la Banca si afferma sempre più nel panorama nazionale.
Prima immagine: La prima campagna stampa con la nuova denominazione (1929)
Seconda immagine: Buoni del Tesoro a scadenza per l’economia di guerra (1945)
All’inizio del secolo l’Italia era un paese prevalentemente contadino. Una prima grande svolta modernizzatrice avvenne nel 1913, con una nuova legge elettorale che permise di votare anche ai cittadini analfabeti oltre i 30 anni.
Nel 1915 l’Italia entra nella prima guerra mondiale. Il bilancio del conflitto fu pesante per tutti i paesi coinvolti: l’Italia contò 680mila morti.
I trattati di pace che seguirono alla guerra lasciarono irrisolte molte questioni; le tensioni interne a molti paesi europei sfociarono alimentarono nazionalismi e sentimenti di revanche.
In Italia nel 1922 con la marcia su Roma, Benito Mussolini prese il potere, instaurando un regime che poco a poco trasformò la struttura stessa dello stato. L’Italia fascista trovò il suo alleato naturale nella Germania in cui Hitler nel 1933 era nel frattempo stato eletto cancelliere dopo una stagione di tensioni sociali e politiche.
Il partito nazionalsocialista guidato da Hitler costruì un sistema di potere assoluto, programmando da subito il sistematico annientamento delle opposizioni e di intere fasce della popolazione: ebrei, omosessuali, rom. In ossequio all’alleanza con la Germania nazista, l’Italia promulga nel 1938 le leggi razziali.
Nel 1940 l’Italia entra nel secondo conflitto mondiale a fianco della Germania di Hitler.
Il 25 luglio del 1943 cade il regime fascista ma, dopo la fuga del re e della famiglia reale e l’armistizio firmato con gli alleati l’8 settembre, la guerra dura per l’Italia altri due anni.
Nel 1944 nasce il primo governo di unità nazionale, costituito dalle forze che combattevano nella Resistenza e sostenuto dagli Alleati. L’Italia e l’Europa vedono la fine della guerra nella primavera del 1945. In agosto, due bombe nucleari americane colpiscono Hiroshima e Nagasaki, dando inizio all’era del terrore nucleare.
Il bilancio della seconda guerra mondiale è enorme: per la prima volta nella storia dell’umanità, si parlò di una guerra totale. Intere città rase al suolo, i sistemi economici e politici completamente sconvolti; il numero dei morti, tra civili e militari, arrivò a 55 milioni, tra cui gli oltre sei milioni di persone sterminate nei campi nazisti.